RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - Borzani lancia un appello perché sabato non ci siano scontri
Genova, 12 novembre 2007
Conto alla rovescia per la manifestazione no global contro la decisione di
non costituire la commissione d´inchiesta
Corteo G8, un invito alla pace
Borzani lancia un appello perché sabato non ci siano scontri
WANDA VALLI
APRE al dialogo, nato nel G8 proprio dai dibattiti, dalle critiche dei no
global, invita a rispettare Genova, diventata simbolo di pace e di
accoglienza, Luca Borzani, storico, ora consigliere in Comune, nel 2001
assessore alla scuola e al decentramento. Esorta la città a non avere
paura del corteo di sabato17 a cui lui non parteciperà, e spiega il
perché: è d´accordo solo con una parte delle motivazioni. Intanto ha
presentato in Comune un ordine del giorno, che tutta la maggioranza ha
garantito di votare, per ribadire la scelta della Commissione d´inchiesta,
finora negata. E per invitare il sindaco Marta Vincenzi a creare un forum
con le associazioni di diverso tipo. Luca Borzani insiste su «Genova che
non può essere di nuovo ferita dalla violenza», proprio perché la città,
dopo il G8 è diventata il luogo simbolico della pace e della legalità
negata, è convinto che i manifestanti sapranno isolare chi la vorrebbe di
nuovo nelle strade e nelle vie della città. Poi si augura che nessuno
voglia alimentare un clima di paura e esorta i genovesi a vivere sabato
come un giorno tranquillo, disagi del traffico a parte, e i commercianti a
non chiudere.
Luca Borzani, perché ha presentato quell´ordine del giorno?
«La ferita del G8 resta aperta, il consiglio comunale aveva più volte
chiesto l´istituzione di una Commissione d´inchiesta. Spieghiamo nel
documento che esistono almeno tre ragioni. La prima: la Commissione non
mette sotto accusa l´insieme delle forze di polizia, va a individuare le
responsabilità dei singoli. La seconda: non si sostituisce al lavoro della
magistratura. La terza: chi ha commesso un reato deve essere perseguito».
«E poi invitiamo chi manifesta a scegliere con nettezza la non violenza, e
il sindaco Vincenzi a costituire un forum con l´associazionismo sui
diritti, sull´emarginazione, sulla globalizzazione. Per raccogliere i
momenti di critica e riflessione che, proprio durante il G8, prima dei
giorni bui, vennero da chi manifestava. Un dialogo che adesso va ripreso».
Lei sarà alla manifestazione?
«Non vado, anche se nei giorni del G8 avevo cercato di svolgere un ruolo
di contatto con i manifestanti per l´accoglienza. Ho partecipato al primo
grande corteo dei migranti, il giorno dopo ero al Matitone, nella sede dei
vigili, con il sindaco Pericu quando lui cercava invano di segnalare dove
erano radunati i black bloc. Poi c´è stato l´annuncio della morte di
Carlo, la scoperta che era il figlio di un amico, di un sindacalista.
L´anno dopo, nel 2002, sono stato al corteo per ricordare proprio Carlo».
Perché, allora, sabato non sarà in piazza?
«Non vado perché si sommano due posizioni. La prima, sulla Commissione
d´inchiesta, la condivido, l´altra è una protesta contro un´attività della
magistratura che ritengo abbia cercato, con grande fatica, di ben operare.
Le critiche sono legittime, ma se c´è qualcuno responsabile delle violenze
subite dalla città, è giusto che paghi. E c´è un altro aspetto. Su questo
tema, sulle devastazioni e i saccheggi, si discusse in giunta, per
decidere se costituirci o meno parte civile. Si decise per il sì, io ero
d´accordo sul principio, un po´ meno per come era stato presentato. Ma il
nodo vero è un altro».
Quale?
«Genova è stata ferita per le devastazioni e per la crisi della legalità,
due aspetti che debbono restare insieme. Se, invece, si pone l´accento su
uno e si oscura l´altro, non si riesce a dare un giudizio storico. C´è
stata una pessima gestione dell´ordine pubblico, c´è stata la volontà
politica di impedire manifestazioni pacifiche, ma c´era anche chi aveva
propositi violenti. E proprio perché credo che la maggior parte di chi era
in piazza fosse contrario, proprio perché, al di là della Diaz e di
Bolzaneto, ci sono stati tanti ragazzi picchiati mentre erano a mani
alzate, per strada, non mi nascondo che c´era anche chi aveva promesso
l´assalto alla Zona rossa».
Sabato si rischia ancora di assistere a scontri, a violenze?
«L´esperienza del corteo del 2002 e poi quello di Firenze sono lì a
testimoniare che si può protestare senza rischi e senza danni. Ogni atto
di violenza contribuirebbe a riaprire una ferita di una città diventata
simbolica con il G8, per la sua straordinaria capacità di accoglienza, per
l´assenza di legalità che ha subito. Genova deve rimanere quel luogo
simbolico della pace acquisito, dopo la storia passata, proprio nei giorni
del G8»
È preoccupato?
«No, non credo si debba costruire un clima di paura, solo un invito alla
calma. Per dire che sbaglia chi ancora è convinto di poter impedire una
manifestazione».
Luca Borzani, alla fine, lei dove andrà sabato 17?
«Girerò per il centro, normalmente, non mi spaventa certo l´idea di un
corteo o di incontrarlo. E penso che neppure i genovesi, al di là dei
disagi del traffico, o i commercianti debbano avere paura. Il dibattito
tra violenza e non violenza è una discriminante, come il rispetto della
magistratura, fatta salva la libertà di critica».
WANDA VALLI